COSTRUIRE BELLEZZA

MENZIONE SPECIALE “RISULTATI APPLICATIVI”, PREMIO SIAA 2018

Referente: Valentina Porcellana


“Costruire Bellezza” è un laboratorio interdisciplinare permanente volto a promuovere l’inclusione sociale attraverso processi partecipativi e creativi. A partire da luglio 2014, due giorni a settimana, in uno spazio messo a disposizione dal Servizio Adulti in Difficoltà del Comune di Torino, nel quartiere di Barriera di Milano alla periferia nord della città, persone senza dimora in tirocinio socializzante, ricercatori universitari e studenti di design, architettura, antropologia, scienze dell’educazione, operatori sociali ed educatori, artigiani e talenti creativi sperimentano progetti, linguaggi, materiali e tecniche di produzione inediti, condividendo conoscenze, competenze ed esperienze in un reciproco arricchimento.

“Costruire Bellezza” è uno degli esiti sperimentali della ricerca-azione “Abitare il dormitorio”, avviata nel 2009 dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino e dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino in collaborazione con la fio.PSD – Federazione Italiana delle Organizzazioni per Persone Senza Dimora, amministrazioni pubbliche ed enti del terzo settore di diverse città italiane sui temi del contrasto all’homelessness. Sin dal suo avvio, il progetto interdisciplinare “Abitare il dormitorio” si è situato alla confluenza tra ricerca-azione partecipativa, etnografia critica, antropologia implicata (oltre che applicata) e design sociale e sistemico.

Tra gli obiettivi del progetto: 1) creare contesti di benessere e di co-costruzione in cui fare incontrare, dialogare e coinvolgere attraverso il “fare insieme” persone con esperienze di vita, età, provenienza e competenze molto diverse tra loro; 2) contrapporre il piacere della partecipazione e della collaborazione all’obbligo dell’attivazione e all’individualizzazione di stampo neoliberale che caratterizzano i sistemi di welfare, che spostano sempre più la responsabilità sui singoli individui, senza tenere conto delle reali possibilità e capacità delle persone di agire in determinati contesti e condizioni; 3) mettere alla prova e sviluppare in particolare quella competenza che Sennett (2012) chiama ‘collaborazione dialogica’, una competenza che deve trovare spazio tra competizione e collaborazione; 4) riconnettere la Casa di accoglienza notturna di via Ghedini 6 (e tutti i suoi frequentatori) con il quartiere e più in generale con la città. Il laboratorio è aperto e in continuo dialogo con l’esterno.

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